SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE SUL BLOCCO DEI CONTRATTI PUBBLICI
C’è un giudice a Roma?
Il 24 giugno la Corte Costituzionale ha sentenziato sul blocco della contrattazione nel pubblico impiego che si protrae ormai dal 2010.
La sentenza (di cui si aspettano ancora le motivazioni) dichiara incostituzionale il blocco, ma solo dal giorno della pubblicazione in poi. Perciò, mentre nella forma riconosce le ragioni dei ricorrenti, nella sostanza mette il proprio sigillo sulla legittimità del blocco.
Figlia della nefasta introduzione in Costituzione del pareggio di bilancio operata dal governo Monti, la sentenza salva i conti pubblici da un buco di miliardi (per altro largamente sovrastimato…) mentre condanna le aspirazioni di milioni di dipendenti pubblici a qualche forma di recupero del maltolto in occasione dei futuri rinnovi contrattuali. Quando ci saranno, i nuovi contratti difficilmente potranno contribuire ad alleviare il buco (reale e calcolato da alcuni in 6mila euro a testa) nei propri conti privati creato per salvare quelli dello stato.
Gli effetti della sentenza sono perciò decisamente negativi per lavoratrici e lavoratori e si sommano ai tagli dei servizi (scuola e trasporti in primo luogo), al disastro della controriforma Delrio delle Province e a quello del jobs-act, all’incremento della tassazione locale, ecc. ecc.
La sentenza è però anche una lezione: lavoratrici e lavoratori NON POSSONO AFFIDARE A INTERVENTI SALVIFICI da parte di nessuno, men che meno da parte di corpi (formalmente separati) dello stato, la difesa delle condizioni di lavoro e di vita!
I diritti si conservano solo se si rivendicano e difendono in prima persona, senza delegarli a nessuno, che siano partiti, clientele, giudici o sindacati padronali.
SOLO CON LA LOTTA POTREMO OTTENERE IL RIAVVIO DELLA
CONTRATTAZIONE NAZIONALE!
SOLO CON LA LOTTA POTREMO MIGLIORARE LE NOSTRE CONDIZIONI!