MANOVRA ECONOMICA
IL PREZZO DELLA CRISI LO PAGANO I LAVORATORI
La manovra economica varata in queste ore dal governo - su mandato di padroni e banche, e con il consenso delle forze politiche di centrodestra e centrosinistra - fa pagare ancora una volta ai lavoratori dipendenti, ai precari e ai pensionati il prezzo della crisi.
La reintroduzione dei ticket nella sanità, i tagli agli enti locali, la privatizzazione dei servizi pubblici, il blocco degli stipendi nella pubblica amministrazione, l’innalzamento dell’età e la riduzione del valore delle pensioni stanno lì a dimostrarlo.
Ci raccontano che questa manovra è necessaria e senza alternative. Ma noi sappiamo che non è vero.
Bisogna ridurre la spesa pubblica? Perché non tagliamo le spese militari, le grandi opere tipo Ponte di Messina e TAV, i finanziamenti alle scuole e alla sanità privata?
Bisogna aumentare le entrate? Perché non facciamo una politica fiscale che colpisca le rendite, i grandi patrimoni, il lusso ed i consumi ecologicamente dannosi?
Servono misure per rilanciare l’economia? Perché non variamo un programma di lavori socialmente utili, di sostegno alla green economy (energie rinnovabili, mobilità sostenibile, agricoltura biologica) e di incentivo e difesa dei redditi e delle pensioni, affinché possa riattivarsi la domanda interna?
In altre parole, perché il prezzo della crisi non viene fatto pagare a chi l’ha provocata?
La verità è che nessun governo borghese, di centrodestra o centrosinistra, attuerà mai il programma minimo alternativo da noi indicato, perché attuandolo colpirebbe gli interessi delle classi dominanti da lui rappresentate.
A noi lavoratori il compito di prendere coscienza della nostra condizione, autorganizzarci e intensificare la lotta per la difesa
dei nostri interessi e dei nostri diritti.