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Mercoledì 28 Febbraio 2018 00:00 |
Figlio di Madia e di Brunetta
Sono 467mila i\le dipendenti di Regioni ed enti locali interessati dall’ipotesi di accordo appena siglato.
Ma questo contratto, come quelli che l'hanno preceduto (scuola, ministeriali), è figlio dei decreti Madia approvati dal Governo senza alcuna opposizione sindacale e politica. All'indomani della sentenza della Consulta che definiva la illegittimità del blocco della contrattazione, il Governo ha stretto un patto con i sindacati complici ottenendo il loro silenzio\assenso sulla riforma della pubblica amministrazione.
I sindacati hanno taciuto prima sui decreti, poi sottoscritto la riduzione da 11 a 4 comparti, sono iniziate trattative che hanno interessato la parte normativa e non solo quella economica.
Sono trascorsi mesi, lunghi mesi nei quali i contratti pubblici hanno recepito tutte le "novità" già sperimentate nel privato: dallo scambio diseguale tra aumenti economici e bonus aziendali, dal rafforzamento della sanità e previdenza integrativa a un meccanismo contrattuale che ha recepito la cultura della divisione (divide et impera) tra i lavoratori con la filosofia della performance che distribuisce, in maniera discrezionale, i soldi di tutti (la produttività). Spergiuravano di voler superare la legge Brunetta ma in realtà ne hanno clonato i meccanismi favorendo una ristretta parte del personale che avrà la maggiorazione del premio individuale (art 69 stabilisce una maggiorazione del 30% per un numero ristretto di dipendenti giudicati virtuosi). Vergognosi!
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Ultimo aggiornamento Giovedì 01 Marzo 2018 13:04 |
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Giovedì 22 Febbraio 2018 00:00 |
Nella notte tra il 20 e il 21 febbraio è stata firmata l'ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto Funzioni Locali ( regioni, province e città metropolitane, comuni).
L'ipotesi, firmata da Cgil, Cisl, Uil e Csa, prevede:
- aumenti salariali del tutto insufficienti a recuperare la perdita del potere d'acquisto causata da otto anni di mancato rinnovo (45 euro netti circa per i lavoratori di categoria C, 35 euro per quelli di categoria B);
- un peggioramento della parte normativa (per esempio per quanto riguarda la legge 104);
- un inasprimento del codice disciplinare;
- una maggiore selettività e discrezionalità dei dirigenti nella distribuzione del premio incentivante la produttività;
- Un ridimensionamento del ruolo delle RSU direttamente elette dai lavoratori a favore di “commissione paritetiche” controllate dai dirigenti comunali e dai burocrati dei sindacati confederali.
É un brutto contratto, frutto della decisione di CGIL, CISL, UIL e CSA di accettare i vincoli economici posti dal governo e di non chiamare le lavoratrici e i lavoratori alla lotta per un contratto dignitoso.
Chiediamo che venga sottoposto alla discussione e al voto in assemblee e referendum.
Slai Cobas
Sial Cobas
Volantino in formato pdf
Volantino a colori formato pdf
Testo dell'ipotesi di accordo |
Ultimo aggiornamento Giovedì 22 Febbraio 2018 11:01 |
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Mercoledì 20 Dicembre 2017 00:00 |
La genesi
Alla vigilia del referendum costituzionale del 30/11/2016, Cgil, Cisl e Uil siglarono un’intesa sui futuri contratti del PI, ipotecando in negativo un aumento medio lordo di 85€, dal 2018, che non ci fa recuperare potere d’acquisto. Inoltre in 200 mila rischiano di perdere il bonus fiscale di 80€ e la soluzione è ancora incerta.
Ma ci sono i fondi?
Il Servizio Studi di Camera e Senato ha pubblicato un dossier contenente una sintesi della Legge di Bilancio 2018: 300 milioni € per il 2016, 900 milioni € per il 2017 e 2.850 milioni € dal 2018. Tali somme corrispondono ad incrementi retributivi pari a: 0,36 % per il 2016; 1,09 % per il 2017; 3,48 % per il 2018 (assumendo come termine di raffronto l’ammontare retributivo dato dal trattamento economico principale ed accessorio per il 2015, al netto dell’indennità di vacanza contrattuale). Avremo 50 € lordi e solo nel 2018!
Lo scaricabarile sugli altri enti
Gli pseudo aumenti restano a carico dei bilanci delle amministrazioni. Istituzioni ed enti pubblici diversi dall’amministrazione statale, lo stesso vale per la sanità, insomma tutti gli enti che non rientrano nelle amministrazioni statali devono attingere questi importi dai loro bilanci.
Quindi si mettono in competizione i rinnovi contrattuali con le assunzioni o la erogazione di servizi.
Incentivi ai comuni solo se venderanno azioni ed immobili, prosegue lo smantellamento del welfare e degli enti pubblici.
Le mani sul salario accessorio
Armonizzazione e semplificazione dei fondi del salario accessorio (a partire dalle indennità di disagio) e della produttività significano tagliare voci salariali e non cumularle. Invece della 14 mensilità in busta paga, il salario accessorio di tutti sarà distribuito solo a una parte del personale sulla base di dubbi metodi meritocratici. I tre porcellini confederali dichiarano di volere abolire la Brunetta ma si ispirano ai suoi principi. Abbasso la Brunetta, viva la Brunetta!
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Ultimo aggiornamento Giovedì 21 Dicembre 2017 11:29 |
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Martedì 28 Novembre 2017 07:50 |
Con la ormai prossima legge di stabilità fra le altre cose si parlerà dell’adeguamento automatico previsto dalla riforma Fornero. Se non verrà bloccato lo scatto, l’età pensionabile arriverà nel 2018 a 66 anni e 7 mesi per tutti, uomini e donne e poi potrebbe aumentare ancora nel 2019 di altri 4 mesi. Le pensioni di vecchiaia dei dipendenti potrebbero raggiungere i 66 anni e 11 mesi, o addirittura i 67 anni. Quelle di anzianità, nel 2019, arriverebbero a 43 anni e 2 mesi (dagli attuali 42 e 10). Stesso scatto, ma 1 anno in meno, per le lavoratrici. Una condanna all’ergastolo, di questo passo presto arriveremo ai 70 anni. Nel frattempo i giovani sono sempre più disoccupati e precari.
Perversamente illogico
Nonostante la disoccupazione giovanile sia in aumento e per i giovani si prospetti un futuro lavorativo sempre più precario, si continua ad aumentare l’età pensionistica, facendo sì che abbiamo una popolazione lavorativa sempre più anziana con i giovani sempre più a spasso. Ad esempio i lavoratori pubblici italiani sono quelli con un’età media più alta d’Europa, sarebbe necessario assumere giovani sia per favorire un ricambio generazionale sia per favorire un miglior adeguamento tecnologico del servizio pubblico, in quanto i giovani fanno sicuramente meno fatica ad apprendere l’uso di nuove tecnologie. Quindi giovani sempre più precari e disoccupati e lavoratori sempre più vecchi, stanchi e acciaccati.
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Ultimo aggiornamento Martedì 28 Novembre 2017 08:16 |
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Domenica 14 Gennaio 2018 21:08 |
Cub, Sgb, Slai Cobas, Si Cobas, Usi Ait, Pubblico Impiego in Movimento
La firma dell’ipotesi di contratto nazionale delle funzioni centrali (23 dicembre 2017) rappresenta un’ulteriore battuta d’arresto per tutto il pubblico impiego, perché questo accordo, contrariamente a quanto scrivono i sindacati della complicità, impone aumenti compatibili con i soldi stanziati dal Governo e in linea con i dettami della finanza europea. Aumenti erosi completamente dall’aumento del costo della vita, senza un centesimo di arretrato per il periodo che va dal 2010 al 2015, con risorse ridotte per il 2016 e 2017, con i soldi della produttività di tutte/i distribuiti in modo sempre più diseguale, in linea con le fasce previste sin dal 2009 dal cd. decreto Brunetta, per niente superato.
La contrattazione viene limitata alla sola suddivisione delle risorse, con criteri in gran parte decisi dalla dirigenza e del tutto esclusa su aspetti fondamentali quali orari, organizzazione del lavoro, mobilità, etc.. Le rsu ridotte ormai a rappresentare simulacri di negoziati inesistenti.
Si fa sempre più strada l'orario multiperiodale per risparmiare su forza lavoro e straordinari; si riducono gli spazi di agibilità sindacale (cessa definitivamente di esistere la già discutibile concertazione), si scaricano sul singolo lavoratore gli oneri della solidarietà (vedi le ferie solidali) che dovrebbero rientrare invece tra i diritti individuali inalienabili affinché chi si ammala non perda il posto di lavoro.
Sulla scia del contratto dei metalmeccanici, si rafforzano previdenza complementare, sanità integrativa e welfare aziendale con le risorse decentrate che saranno appannaggio di quelle stesse organizzazioni firmatarie o delle loro emanazioni: questo è il vero oggetto della cessione dei diritti e degli aumenti contrattuali.
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Ultimo aggiornamento Domenica 14 Gennaio 2018 21:52 |
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Mercoledì 20 Dicembre 2017 00:00 |
In collaborazione con gli altri lavoratori, attivisti, delegati e sigle aderenti al progetto Pubblico Impiego in Movimento abbiamo sviluppato quattro schede di approfondimento, più una riepilogativa, su quanto sta emergendo sulla natura del rinnovo del Contratto Nazionale in corso.
Cercheremo di pubblicare una serie di schede chiare e concise basandoci sui dati a disposizione che possono essere dedotti dall’”accordo” del 30 novembre 2016, gli atti di indirizzo trasmessi all’Aran, la legge Madia e altre fonti.
Scarica la scheda n. 1: Come nasce l'ennesimo contratto bidone
Scarica la scheda n. 2: come ti smantello lo stato sociale
Scarica la scheda n. 3: Aumenti? O poche briciole?
Scarica la scheda n. 4: Cornuti e mazziati |
Ultimo aggiornamento Giovedì 21 Dicembre 2017 11:05 |
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