Si è svolto il 6 maggio il secondo videoincontro sulle politiche occupazionali 2021.
Nella prima seduta era stata presentata dall'Amministrazione una proposta “lacrime e sangue”, giustificata dalla salvaguardia degli equilibri di bilancio, diventati metro per definire la capacità assunzionale dell’ente. 450 assunzioni, a fronte di un numero molto maggiore di pensionamenti. Una parte della RSU ha risposto proponendo 120/130 assunzioni in più. Si è raggiunto un accordo, non condiviso da USB, Diccap, Slai e Sial Cobas, USI e CUB che prevede poco più di 570 assunzioni.
Anche la nostra rete intersindacale non ha quindi firmato. Perché?
• Perché l’accordo non ferma l’emorragia che ci ha portati durante la giunta Sala da 14.500 dipendenti a 13.600 dipendenti (dato 2020, l'ultimo disponibile, largamente ottimista), impedendo a tutti noi di garantire un servizio di qualità ed in grado di rispondere ai bisogni della città.
• Perché ci è stata negata la possibilità di verificare gli equilibri di bilancio e i conti economici dalla Direzione Risorse Umane.
• Perché alcune graduatorie, come C culturali e Nido scadranno e centinaia di idonei resteranno senza lavoro.
• Perché molti servizi, come il Verde, saranno destinati alla privatizzazione.
• Perché le conseguenze della pandemia meritano una risposta diversa da parte del Comune di Milano, fatta di politiche espansive che mirino ad offrire lavoro costante e correttamente pagato.
• Perché le previsioni sulle cessazioni in considerazione dell'ultimo anno di accesso per Quota 100 ci raccontano numeri fuori formato.
• Perché non è serio, per il Sindacato, partire chiedendo 100 ed accordarsi subito dopo su 10.
Non comprendiamo il maldestro tentativo dei firmatari di comunicare altri numeri frutto delle mancate assunzioni sugli anni precedenti (2018, 2019 e 2020), in sostituzione della voce datoriale.
Riteniamo, data l'insufficienza dei numeri, fondamentale avanzare una critica costruttiva al piano con l'obiettivo di adeguarlo in sede di variazione di bilancio su numeri in grado di definire non tanto un rilancio ma quanto meno un numero di assunti pari ai cessati.
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