Libri
Lo Stato dimentica l'amianto killer |
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Scritto da Administrator
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Giovedì 20 Marzo 2014 10:57 |
Sono passati, ormai e purtroppo, molti anni da quando ci siamo resi conto che tante vittime dell’amianto potevano essere salvate, da quando abbiamo tutti capito che le responsabilità per la tragedia causata da questa fibra–killer sono molteplici e di varia origine, da quando persino le aziende hanno cessato di negare le gravissime e letali conseguenze delle esposizioni all’amianto (purché a loro non attribuibili). E siamo tutti, lavoratori ed ex lavoratori, cittadini normali e uomini politici, amministratori pubblici e imprenditori, consapevoli del fatto che per decenni questo Stato ha accettato che semplici operai contraessero gravi malattie e morissero a causa del lavoro, per aver avuto a che fare con l’amianto, nonostante la storica evidenza scientifica della natura cancerogena genotossica dell’asbesto: senza intervenire su quella produzione di morte, in nome e a tutela del profitto. Ma quello che è, per certi versi, ancora più sorprendente è che alla data di oggi – fine 2008 – i lavoratori si vedono ancora costretti a combattere dure, difficili e costose battaglie (anche legali) per ottenere il riconoscimento di quanto dovrebbe essere loro immediatamente dovuto: il riconoscimento del loro diritto alla salute, alla integrità fisio–psichica e, nei casi più malaugurati, ad un risarcimento–indennizzo adeguato e decoroso. Colpisce sempre invece il comportamento farisaico di una certa classe politica e di Governo che, pur non potendo più negare i letali influssi sui lavoratori dell’amianto, ne disconosce però quelle che dovrebbero ritenersi naturali e logiche conseguenze: sia a livello legislativo, sia a livello di direttive agli enti amministrativi preposti (Inail, Inps, ecc), sia pure a livello di amministrazione delle cause giudiziarie (civili, amministrative e penali). Nella nostra Carta Costituzionale, così come in tutte le dichiarazioni internazionali (sia europee che mondiali) a tutela dell’uomo, sono inseriti i principi fondamentali che dovrebbero costituire il punto di riferimento, il faro, per ogni azione di Governo. E tra questi principi, rientrano come insopprimibili e inalienabili il diritto alla salute e il diritto alla propria integrità fisio–psichica: con una sola espressione, il diritto al rispetto della persona e della sua dignità. La triste vicenda dell’amianto ci conferma invece che siamo ancora lontani dal pieno riconoscimento di questo diritto. Ciò non ci impedisce però di continuare a lavorare e a lottare per fare in modo che i diritti dell’uomo, in concreto e non solo in astratto, possano essere pienamente e pacificamente riconosciuti, a ogni livello e in ogni settore della nostra vita: da quello politico a quello giudiziario, da quello sociale a quello amministrativo.
il libro in formato pdf |
Ultimo aggiornamento Giovedì 20 Marzo 2014 11:07 |
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Scritto da Administrator
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Mercoledì 19 Marzo 2014 00:00 |
Riproduciamo qui il contenuto della fascetta che presentava l'edizione cartacea del libro: Non prendete troppo sul serio il titolo di questo libro: é semplicemente il titolo del volantino che ha concluso la nostra lotta (lo trovate riprodotto nell'ultima pagina di copertina) Non prendete troppo sul serio neppure il suo sottotitolo: dentro l'alveo della storia della classe operaia, questa è soltanto cronaca di una lotta operaia, la cui memoria abbiamo raccolto. Prendete piuttosto sul serio il suo contenuto: potreste trovarci un esempio e delle indicazioni importanti, se ancora siete disposti a lottare per cambiare lo stato di cose presente...
E' uscita una versione ridotta del libro, il quale è stato ridimensionato a 144 pagine.
Per chi desidera aver il cartaceo: può richiederlo in contrassegno (il costo è di 5 euro più spese di spedizione); oppure recandosi presso la sede del Centro d'Iniziativa Proletaria in via Magenta sempre al costo di 5 euro.
Il libro in formato Pdf (versone ridotta)
I link alla versione integrale:
Parte prima
Parte seconda - capitoli 1- 3
Parte terza - capitoli 4 - 6
Parte terza
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Ultimo aggiornamento Giovedì 20 Marzo 2014 09:31 |
Scritto da Administrator
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Mercoledì 19 Marzo 2014 00:00 |
Questo libro racconta come un gruppo di operai della breda Fucine di Sesto S. Giovanni (Milano) siano riusciti a portare sul banco degli imputati non solo i dirigenti di una fabbrica "di morte" ma un sistema economico che, in nome del profitto, calpesta e uccide uomini e natura. E' una storia "vera", una storia collettiva come tante altre - magari sconosciute, ma che formano la Storia del movimento operaio - di uomini e donne, spesso senza nome e senza volto che, hanno portato avanti, contro tutto e contro tutti, una battaglia per la salvaguardia del diritto alla salute di lavoratori e cittadini. E' a loro, alla loro tenacia e al loro coraggio, che è dedicato questo libro.
Operai carne da macello |
Ultimo aggiornamento Giovedì 20 Marzo 2014 09:58 |
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1970-1983 la lotta di classe nelle grandi fabbriche di Sesto San Giovanni |
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Scritto da Administrator
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Mercoledì 19 Marzo 2014 00:00 |
Raccontare la storia del "Coordinamento Operaio di Sesto San Giovanni" significa raccontare una parte dello Storia della classe operaia italiana, successi ed errori compresi. I materiali qui raccolti rappresentano una selezione di quanto prodotto dal Consiglio di Fabbrica della Breda Fucine, a partire dal documento pubblicato nel luglio 1971 sul quaderno n. 1 de "Il lavoratore Metallurgico" in cui si evidenzia la linea "conflittuale" del sindacato prima della svolta dell'EUR, al materiale del Gruppo Operaio della Breda e dal Coordinamento Operaio di Sesto San Giovanni nel periodo 1976-1983.
1970-1983 la lotta di classe nelle grandi fabbriche di Sesto San Giovanni |
1880-1993 Cento anni di lotte operaie |
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Scritto da Administrator
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Mercoledì 19 Marzo 2014 00:00 |
Scopo di questo libro è fornire agli operai, in particolare ai giovani, un breve tracciato di storia del movimento operaio. Una certa cultura o ideologia di sinistra cerca di accreditare l'idea che la storia del movimento operaio è una continua evoluzione, senza strappi, nel tentativo di occultare le proprie responsabilità storiche; ma in realtà l' organizzazione di classe degli operai procede per salti seguendo il ciclo economico del capitale. Il modo di produzione capitalistico, basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, cìclicamente vive una grande contraddizione: la crisi di sovrapproduzione. Nel passato, cioè nei precedenti modi di produzione, i lavoratori delle classi subalterne che costituivano il "popolo", pativano la fame per effetto delle carestie e della mancanza di generi alimentari; nel sistema capitalista il "popolo" può patire la fame per la troppa abbondanza. La sovrabbondanza diventa fonte di miseria perché ostacola la trasformazione dei mezzi di produzione e sussistenza in capitale. Un esempio comprensibile a tutti è quello che si ripete ogni anno, quando migliaia di tonnellate di frutta vengono distrutte sotto i cingoli dei bulldozer. Un'altra osservazione mi sembra importante premettere alla lettura di queste pagine. La storia delle lotte tra le classi è sempre scritta dai vincitori. La storia della lotta del proletariato, cioè di una classe subalterna, non fa eccezione. Non sono soltanto gli storici borghesi a raccontare la storia dal loro punto di vista; anche la storia scritta dagli storici dei partiti di sinistra (PSI-PCI) è una storia mistificata, giustificativa degli interessi dei rispettivi partiti. Il "tradimento" o per dirla più correttamente la degenerazione delle organizzazioni e dei partiti operai non si comprende se non si collega al ciclo economico del capitale. La vera storia del proletariato italiano deve essere ancora scritta. Probabilmente sarà possibile scriverla solo quando la classe operaia avrà conquistato il potere politico. Anche per questo oggi più che mai, mentre ci si organizza per resistere allo sfruttamento, si sente la necessità del partito operaio e di una nuova Internazionale operaia. Intanto cominciare a rivedere criticamente la storia, anche se parzialmente, da un punto di vista operaio, può essere utile per ricostruire almeno in parte la nostra memoria storica.
1880-1993 Cento anni di lotte operaie |
Ultimo aggiornamento Giovedì 20 Marzo 2014 10:42 |
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