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Botta e Risposta sull'asbesto del Tav di Giancarlo Ugazio PDF Stampa
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Lunedì 10 Settembre 2012 00:00

Ricevo e commento, usando i neuroni cerebrali piuttosto
che le fibrocellule glutee o quelle del miocardio:

TAV. SCILIPOTI: ATTI VIOLENZA PREGIUDICANO RAGIONI PROTESTA

(DIRE) Roma, 28 febbraio 2012. - "Sono profondamente dispiaciuto per l'incidente di ieri in Val di Susa e auguro una pronta guarigione al ragazzo caduto dal traliccio, ma condanno fermamente gli atti di violenza e intimidazione che si sono susseguiti". Così Domenico Scilipoti segretario nazionale MRN commentando gli atti di violenza avvenuti dopo l'incidente di ieri in Val di Susa.
"Difendere, civilmente, le proprie idee – aggiunge – è legittimo, non è invece accettabile il ricorso ad atti violenti che, oltre ad essere sempre e comunque da disprezzare, rischiano di pregiudicare le ragioni della protesta".
Anzitutto, ritengo che, quando c’è violenza tra esseri umani, piccole o grandi guerre, sono sempre due le parti contendenti, mai nessuno, solitario, può far guerre. Poi, la guerra la vince chi non la fa, non chi uccide piu’ vittime dei suoi morti, infine per non venire alle mani occorre saper idealmente perdere, cioè essere bravissimi, non solo bravi, come per saper vincere. L’avventura T.A.V., per il passato, a me personalmente pare il prodotto di pochi ingredienti, tra cui campeggiano l’ignoranza e la prevaricazione.
Scrivo questa nota nel tentativo di ripianare il primo ingrediente del cake e di considerare criticamente il secondo, perchè anch’esso può essere violenza, fatta non di quella forza fisica che fa scorrere sangue immediatamente ma quella che, in temi lunghi, può depauperare gli esseri umani della qualità della loro vita e/o della vita stessa. L’informazione produce sempre consapevolezza e può favorire la razionalità delle genti, governate o governanti che siano.
La mia mente vede il sogno che, nel nostro paese, l’avventura amianto, da piu’ di un secolo costellata da ritardi colposi e dolosi, possa interrompersi dopo le tristi fasi di ieri e di oggi, potata dall‘incombente domani, T.A.V. inclusa.
In questi ultimi anni, quando stavo ancora insegnando patologia generale nella scuola medica dell’ateneo torinese (1976-2007), mi trovai a insegnare ai futuri medici, tra l’altro, anche l’azione cancerogena di quel minerale (asbesto) tanto utile nella tecnologia moderna (dalla rivoluzione industriale in poi) quanto micidiale per la salute dell’essere umano, oltre che degli animali sinantropici, da sempre, ma soprattutto dall’esordio del XX secolo. Dopo il fatidico istante del TFR, (01.11.07), raccolsi le informazioni che avevo divulgato con l’insegnamento e le inserii in una monografia specifica del sito web www.grippa.org.
Pertanto quando – dopo segnalazione del comune amico, mio e dell’onorevole firmatario del C.S. dl 28 febbraio 2012, Dr Roberto Topino – fui invitato a partecipare, a Roma (18.01.10), I) alla fondazione del Forum Nazionale su “Ambiente, Salute, e Legalità”, presso Palazzo Marini, poi II) al Convegno di commemorazione delle vittime dell’amianto presso il Palazzo San Macuto, condizionai la mia presenza al secondo evento al diritto di esporre succintamente alcuni incresciosi problemi che riguardavano il futuro dell’asbesto. Nei cinque minuti di tempo concessi, espressi la mia personale commossa solidarietà per le tante vite umane immolate sull’altare della perversa combinazione tra il profitto e l’ignoranza attiva, però non mi potei ottrarre all’obbligo morale di rammentare ai presenti che qualcuno – potente - stava progettando e decidendo di realizzare un’opera strutturale che avrebbe comportato l’inquinamento di un ambiente con molti insediamenti abitativi, mediante dislocazione dello smarino derivato dallo scavo di roccia contenente qualche percento di fibre di asbesto: si parla dell’adattamento del tunnel per il T.A.V. per collegare piu’ velocemente Torino con Lione. In quella circostanza, mi permisi di esporre ai presenti un warning con lo scopo di correggere la posizione del picco di morbilità-mortalità per asbesto dal 2015-2020 (il passato) alla metà del XXI secolo (il futuro).
Non mi facevo illusioni sul successo di quell’intervento, infatti, le mie parole caddero nel vuoto, per allora e per dopo.
In questo tempo, sul precedente ventennio di storia del T.A.V. si e’ stratificato un biennio durante il quale, da un lato, la potenza dei poteri forti si e’ irrobustita mentre, dall’altro, i timori dei cittadini degli insediamenti abitativi interessati si sono acuiti. A questo stato d’animo ha fatto seguito una serie di disparati eventi di protesta, giunti recentemente a livelli di violenza reciproca, da entrambe le parti, governanti e sudditi, non trascurabili, da taluni detta “guerriglia”.
Nel gennaio 2010 avevo già letto in internet la perizia eseguita nel gennaio 2003 dai geologi del centro di geotecnologie dell’università di Siena su commissione della L.T.F. (Lyon-Turin-Ferroviaires) a proposito della presenza o dell’assenza di asbesto nella roccia del monte Rocciamelone destinato a essere scavato per l’ampliamento del tunnel per il T.A.V.
La parte cruciale della perizia dice:
L’indagine eseguita porta alle seguenti conclusioni rilevanti per la progettata galleria ferroviaria del tracciato Torino - Modane: la presenza di tremolite varietà fibrosa (amianto) è stata confermata con analisi a RX e SEM. Vene a fibra di amianto sono state riconosciute in campagna, e confermate con analisi, unicamente nella formazione delle Peridotiti serpentinizzate, ulteriori indagini riteniamo che dovrebbero essere eseguite sul carapace serpentinizzato del massiccio lherzolitico di Lanzo. L’amianto è quasi esclusivamente presente in vene con spessori millimetrici e centimetrici, la spaziatura dei sistemi di vene è molto variabile e perciò non è possibile con i dati attualmente disponibili valutare le quantità di fibra di amianto contenute nell’ammasso roccioso. Anche se una valutazione complessiva dei tenori in fibra, in base ai dati attualmente a nostra disposizione, non è possibile, possiamo confermare che localmente sono riconoscibili porzioni metriche dell’ammasso roccioso in cui IL TENORE DI FIBRA DI AMIANTO È SICURAMENTE SUPERIORE A QUALCHE PER CENTO.
Una valutazione attendibile dei volumi di roccia portatrice di amianto, attraversata dalla galleria, richiede delle sezioni geologiche lungo il tracciato su cui sia distinta anche la formazione delle Peridotiti serpentinizzate. L’entità di questa formazione che sarà attraversata dalla galleria sembra comunque rilevante in base alla considerazione che circa la metà degli affioramenti di metabasiti della bassa val di Susa è costituita da peridotiti serpentinizzate più o meno mineralizzate con tremoline nella varietà fibrosa (amianto).
Su tale reperto, corre l’obbligo di rammentare al lettore due fatti importanti:
1. qualche percento di asbesto nella roccia che diventasse smarino dislocato fuori tunnel sarebbe un rischio non trascurabile per la salute degli esposti;
2. secondo la letteratura scientifica, la presenza di tremolite insieme con le altre specie molecolari d’asbesto potenzia l’azione cancerogena del minerale inquinante.
Conoscevo questi risultati scientifici il 18 gennaio 2010 quando feci il mio intervento a Palazzo San Macuto, a Roma, che s’ispirò a essi.
Tuttavia, questi dati di fatto sono stati accuratamente occultati all’opinione pubblica, come ha testimoniato Andrea Allasio in tempi recenziori (TAV, perhaps people ignore that…. 2006.) Inoltre, quest’autore segnala che 1. le ricerche ambientali non presero in considerazione il movimento e la direzione dei venti nella Valsusa, obliando la prospettiva che essi avrebbero convogliato le fibrille del minerale disperse nell’aria verso 90.000 Valsusini piu’ 900.000 Torinesi e che 2. previsioni realistiche non assegnerebbero all’ampliamento del tunnel per il T.A.V. ne’ la necessità attuale ne’ la convenienza commerciale futura.
Quanto alla conoscenza-ignoranza del problema e alla verità oggettiva con cui esso è stato presentato da chi detiene il potere a chi è governato, si deve anche tener conto della lettera aperta che piu’ di un centinaio di scienziati hanno indirizzato al presidente della repubblica (giugno-luglio 2011) come estremo tentativo per cassare in tempo utile un’impresa faraonica che si prospetta, nella realtà, costosissima, inutile, e dannosa per la salute, oltre che per l’ambiente.
Una prima domanda d’obbligo: le reticenze, le falsità, e la prevaricazione reiterata non sono forse violenze dei governanti sui sudditi? Alla seconda categoria la Costituzione italiana e il Trattato di Lisbona garantirebbero la salute e il benessere.
Non è inverosimile che l’uomo della strada, quando vede incrociarsi sassate contro manganellate, interpreti l’evento come un pareggio, e assegni un punto a testa (negativo).
Veniamo ora a considerare il recentissimo episodio d’auto-folgorazione del militante NO-TAV Luca Abba’. Personalmente considero quel gesto disperato con il massimo rispetto umano non solo come conseguenza degli aspetti pratici già tenuti in conto, ma principalmente perché ritengo che chi si toglie la vita, per qualunque motivo, compie un supremo atto di coraggio, annullando uno dei piu’ potenti istinti dell’essere umano: lo spirito di sopravvivenza. Perciò esprimo il mio cordiale disappunto per chi ha definito Cretinetto Luca Abba’.
Nello stesso tempo, posso dire la mia stima per un gesto così importante finalizzato alla ribellione contro una situazione sociale altrettanto incresciosa che, da decenni, attanaglia la società del Belpaese.
Quando ho letto quel commento alla triste notizia, la mia mente è corsa verso il ricordo di episodi assimilabili: il suicidio col fuoco del Monaco Buddista Vietnamita (Thich Quang Duc) a Saigon (11 giugno 1963) nel paese governato dal dittatore Ngo Dinh Diem, quello di Jan Palach a Praga (12 gennaio 1969) attuato col fuoco, e l’incidente mortale di Giangiacomo Feltrinelli a Segrate (MI) (14 marzo 1972).
L’Idra di Lerna di turno, il mostro da combattere, agli occhi degli attori dei quattro episodi suddetti è stato: gli effetti sociali nefasti della dittatura dei poteri forti (L.A.), la dittatura oppressiva per i Buddisti da parte del dittatore cattolico Diem (T.Q.D.), la dittatura sovietica (J.P.), e l’egemonia militare della N.A.T.O. nel mondo occidente (G.G.F.). Questi attori hanno reagito nei modi che la storia ci ha consegnato.
In tutti i casi, l’ingrediente fondamentale è stato la violenza, reattiva contro una violenza scatenante. Da che mondo è mondo, si dice che ogni azione provoca una reazione uguale contraria. Talvolta i due ingredienti non fanno rumore, agiscono in modo surrettizio, talaltra le sassaiole e le manganellate, oltre che rumore, fanno anche male a chi le riceve. Poi, l’attribuzione della responsabilità dell’innesco delle violenze reciproche è immancabilmente una questione di lana caprina.
A questo punto, ritengo utile presentare al lettore una scelta diversa dall’impiego della violenza a disposizione del cittadino vessato da un’oppressione dittatoriale, soprattutto come collettivita’, piu’ che come individuo singolo. Ovviamente mi corre l’obbligo civile anche di auspicare che i Gauleiter nostrani dei poteri forti smettano di imitare la crudele violenza dell’impero britannico. Faccio riferimento all’impiego della forza della resistenza-non-violenta che, nella storia, è stata messa in atto con successo da Gandhi per liberare il subcontinente indiano oppresso dall’imperialismo britannico. I soprusi patiti dal Mahatma, le reazioni non violente che mise in atto, e i successi che conseguì sono descritti nella biografia.
Di recente, un amico con cui condivido stima, apprezzamento e fiducia, saputo che intendevo scrivere questa nota per mettere in risalto la forza della non-violenza, citando Gandhi, mi ha posto la pulce nell’orecchio, affermando che sì, Gandhi aveva liberato l’India dagli Inglesi senza mai possedere nemmeno una fionda, ma prima di assumere l’approccio non-violento, ne aveva fatte di cotte e di crude, tra le quali operare contro l’istruzione delle donne. D’altra parte, l’affermazione attribuita a Gandhi: "educate one man, you educate one person, but educate a woman and you educate a whole civilization"; se educate un uomo, educate una persona, se educate una donna, educate un’intera civiltà, sembra smentire quest’accusa.
Mi sono pertanto premurato di controllare la critica suddetta attingendo da una biografia di Gandhi proveniente dal mondo anglosassone, scritta in lingua inglese dalla parte politico-sociale avversa che certamente non si farebbe scrupolo di un conflitto d’interessi. Anche nella seconda bibliografia si vede il bimbetto Mohandas Karamchard, nato nella casta vaishya - o degli affari, crescere presso la gonna della madre Putlibai devota di fede, e circondato dalle influenze Jain del Gujarat. Il Nostro ha naturalmente appreso fin dalla tenera età i principi della non-violenza sugli esseri viventi, il vegetarianismo, il digiuno per l’auto-purificazione, e la tolleranza reciproca tra i membri di vari credi e sette. Poi, nel maggio 1883, all’età di tredici anni, Gandhi si sposò seguendo le direttive dei genitori con Kasturba Makhanji (detta “Ba”), che aveva la sua stessa età. Ebbero quattro figli: Harilal (1888), Manilal (1892), Ramdas (1897), e Devdas (1900). Gandhi era stato uno studente mediocre in gioventù a Porandar e poi a Rajkot. Aveva superato con fatica l’esame d‘iscrizione all’Università di Bombay nel 1887, dove entrò nel Samaldas College. Era anche infelice al college, perché la sua famiglia voleva che diventasse avvocato. Colse al volo l’opportunità di studiare in Inghilterra, che vedeva come “una terra di filosofi e poeti, centro della civiltà“. Gandhi è stato uno dei principali leader politico-spirituali dell’India, nel movimento per l’indipendenza indiana, pioniere e perfezionatore della Satyagraha – la resistenza della tirannia attraverso la disobbedienza civile di massa, saldamente fondata sull‘ahimsa (non-violenza totale) – che ha portato l’India all’indipendenza, e ha ispirato movimenti per i diritti civili e la libertà in tutto il mondo. Si dice che sua madre, donna devota, gli fece promettere che si sarebbe tenuto lontano dal vino, dalle donne, e dai cibi carnei durante il suo soggiorno all'estero. Gandhi lasciò in patria suo figlio Harilal, allora di pochi mesi.
A Londra, Gandhi incontrò teosofi, vegetariani, e altri che erano ostili non solo verso l'industrializzazione, ma anche contro l'eredità del pensiero illuminista. Gandhi fu fortemente attratto da loro, com’era dai testi delle grandi tradizioni religiose; e, per ironia, è a Londra che è stato introdotto alla Bhagavad Gita. Anche qui, Gandhi mostrò determinazione e senso univoco, perseverando nel suo scopo, e raggiuse il suo obiettivo di conseguire la laurea presso il Tempio Interiore.
Iniziò l’attività di legale nel 1891, e si iscrisse presso l'Alta Corte di Londra; ma quello stesso anno partì per l'India. Dopo un anno di pratica in legge senza troppo successo, Gandhi decise di accettare un'offerta da un uomo d'affari indiano in Sud Africa, Dada Abdulla, e di affiancarsi a lui come consulente legale. Senza immaginarlo, era destino che questo diventasse un soggiorno molto lungo; infatti, Gandhi rimase in Sud Africa per oltre venti anni. Gli indiani che vivevano in Sud Africa erano privi di diritti politici, ed erano generalmente conosciuti con il nome dispregiativo di “coolies ".
Gandhi stesso si rese conto della forza spaventosa e della furia del razzismo europeo, e di quanto gli indiani fossero lontani dall'essere considerati pienamente esseri umani, quando fu buttato fuori dallo scompartimento di una vettura ferroviaria di prima classe, sebbene fosse munito di un biglietto di prima classe, a Pietermaritzburg. Il risultato di questo risveglio politico di Gandhi fu quello di emergere come leader della comunità indiana, ed è in Sud Africa che coniò il termine satyagraha per significare la sua teoria e la pratica della resistenza non violenta. Il merito di Gandhi è stato quello di descrivere se stesso come sinceramente devoto cercatore di satya (verità), che non poteva essere raggiunta se non attraverso l’ahimsa (non violenza, amore) e brahmacharya (celibato, dedizione a Dio). Gandhi concepì la sua vita come una serie di esperimenti per forgiare l'uso della satyagraha in modo tale da rendere l'oppressore e gli oppressi a riconoscere allo stesso modo il loro legame comune e l'umanità: come ha riconosciuto, la libertà è libertà solo quando è indivisibile. In “Satyagraha in South Africa” il suo libro era per i dettagli le lotte degli indiani per rivendicare i loro diritti, e la loro resistenza alla legislazione oppressiva e alle misure esecutive, quali l'imposizione di una tassa sondaggio su di loro. Nel 1909, in un suo viaggio in India, Gandhi scrisse un breve trattato intitolato 'Hind Swaraj' o Indian Home Rule, in cui, primo fra tutti, iniziava una severa critica, non solo della civiltà industriale, ma della modernità in tutti i suoi aspetti.
Fin qui, dalla nascita in poi, la biografia anglofona non fornisce elementi che facciano pensare che il futuro Mahatma ne avesse combinate di tutti i colori.
Gandhi tornò definitivamente in India nei primi mesi del 1915, e non lasciò mai piu’ il paese, tranne che per un breve viaggio che lo portò in Europa nel 1931. Anche se non era completamente ignaro delle condizioni dell’India, Gandhi seguì il consiglio del suo mentore politico, Gokhale, e acquistò familiarità con le condizioni degli Indiani: per un anno intero andò in giro frequentemente per il paese. Nel corso degli anni successivi, egli fu coinvolto in molte lotte locali, come a Champaran in Bihar, dove i lavoratori nelle piantagioni d’indaco lamentavano condizioni di lavoro oppressive, e ad Ahmedabad, dove era scoppiata una lite tra la direzione e i lavoratori di una fabbrica di stoffe. Si può far risalire il suo battesimo “sindacale” al periodo compreso tra il 1915 e il 1920. Con i suoi interventi, Gandhi guadagnò notevole fama; la sua rapida ascesa alla guida della politica nazionalista è testimoniata dalla sua assunzione della leadership dell'opposizione alla legislazione repressiva (noto come "Atti Rowlatt") nel 1919.
La sua bontà d’animo e la sua dedizione non erano misconosciute, tanto che una persona di valore come Rabindranath Tagore, lo scrittore più famoso dell'India, gli attribuì il titolo di Mahatma, o “Grande Anima”. Quando scoppiarono disordini nel Punjab, causando il massacro di una grande folla d’indiani inermi al Bagh Jallianwala in Amritsar e altre atrocità, Gandhi scrisse la relazione della commissione d’inchiesta per il Punjab eletta dal Congresso. Nel corso dei due anni successivi, Gandhi avviò il movimento di non-collaborazione, invitando gli Indiani a ritirarsi dalle istituzioni britanniche, a restituire le onorificenze conferite dagli Inglesi, e a imparare l'arte della fiducia in se stessi; sebbene l'amministrazione britannica fosse paralizzata in alcuni posti, il movimento fu sospeso nel febbraio del 1922, quando una ventina di poliziotti indiani erano stati uccisi brutalmente da una grande folla a Chauri Chaura, una piccola città di commercio nelle Provincie Unite.
Lo stesso Gandhi fu arrestato poco dopo, accusato di sedizione e condannato a una pena detentiva di sei anni. Al grande processo, com’è noto ai suoi biografi, produsse un’accusa magistrale alla legislazione britannica. A causa della sua salute cagionevole, Gandhi fu rilasciato di prigione nel 1925. Negli anni successivi, lavorò duramente per mantenere le relazioni tra indù e musulmani, e nel 1924 osservò, nella sua cella in prigione, ventuno giorni di digiuno quando a Kohat scoppiarono disordini tra indù e musulmani, in una caserma militare sulla frontiera nord-ovest. Questo doveva essere il primo dei suoi digiuni pubblici, e nel 1932 ebbe a iniziare la cosiddetta Corsa Epica verso la morte, giacché pensò a "elettorati separati" per la classe oppressa, quella che sarebbe poi stata detta “degli intoccabili “ (o Harijans, nel vocabolario di Gandhi, e dalit nel linguaggio di oggi) come misura retrograda destinata a produrre divisioni permanenti nella società indù.
Com'era prevedibile, la sua lettera fu accolta con una certa ironia, di conseguenza Gandhi partì, la mattina presto del 12 marzo, con un piccolo gruppo di seguaci verso Dandi sul mare. Arrivò il 5 aprile: Gandhi raccolse un piccolo grumo di sale naturale, e così diede il segnale a centinaia di migliaia di persone a sfidare la legge in modo analogo, poiché gli Inglesi esercitavano il monopolio sulla produzione e sulla vendita del sale. Questo fu l'inizio del movimento di disobbedienza civile: Gandhi stesso fu arrestato, e migliaia di altri furono imprigionati.
Fu per rompere questa situazione di stallo che Irwin accettò di tenere colloqui con Gandhi, e poi gli inglesi decisero di organizzare una tavola rotonda a Londra per negoziare in termini possibili sull’indipendenza indiana. Gandhi andò a Londra nel 1931 e incontrò alcuni dei suoi ammiratori in Europa, ma le trattative si rivelarono inconcludenti. Al suo ritorno in India, fu nuovamente arrestato. Per gli anni successivi, Gandhi sarebbe stato impegnato principalmente per la riforma costruttiva della società indiana.
Egli aveva giurato, nell’intraprendere la marcia del sale, che non sarebbe tornato a Sabarmati Ashram di Ahmedabad, dove aveva costruito la sua casa, se l'India non avesse raggiunto la sua indipendenza, e alla metà degli anni 1930 si stabilì in un remoto villaggio, nel cuore centrale dell’India, di nome Segaon (noto come Sevagram). E' in quest’oscuro villaggio, privo di elettricità e di acqua corrente, che i leader politici dell'India facevano il loro meglio per coinvolgere Gandhi nelle discussioni sul futuro del movimento per l'indipendenza, ed è qui che ricevette gli ospiti come Margaret Sanger, noto sostenitore americano del controllo delle nascite. Gandhi inoltre continuò a viaggiare in tutto il paese, portando ovunque i suoi servigi dove fossero richiesti. Una visita di questo genere avvenne alla frontiera nord-ovest, dove incontrò il Pathan governante, Khan Abdul Ghaffar Khan (noto col termine affettuoso di "Gandhi della Frontiera", e altre volte come Badshah Khan), un fervente discepolo. All'inizio della Seconda Guerra Mondiale, Gandhi e la leadership del Congresso assunsero una posizione di neutralità: mentre erano notevolmente critici verso il fascismo, non potevano trovare in se stessi la motivazione per sostenere l'imperialismo britannico. Gandhi fu contrastato da Subhas Chandra Bose, che aveva servito come Presidente del Congresso, e che scorse che quel momento di debolezza della Gran Bretagna era per l’India un momento favorevole.
Quando Bose aveva fatto il presidente del Congresso contro la volontà di Gandhi e aveva trionfato contro il proprio avversario, candidato di Gandhi, scoprì che Gandhi esercitava ancora un'influenza sul Comitato del lavoro del Congresso, e che era quasi impossibile governare il Congresso se non si fosse assicurata la collaborazione di Gandhi e dei suoi seguaci. Bose rassegnò le dimissioni, e poco dopo fece una drammatica fuga dall’India per trovare sostegno tra i giapponesi e i nazisti per i suoi piani volti a liberare l'India. Nel 1942, Gandhi emise l'ultimo appello per l'indipendenza dal dominio britannico. Secondo ciò che ora è conosciuto come Kranti Maidan d’agosto, pronunciò un discorso di agitazione, chiedendo a ogni indiano di donare la sua vita, se necessario, alla causa della libertà.
Dette loro questa massima: "Do or Die" (Agisci o muori), allo stesso tempo, chiese agli inglesi di 'Quit India' (Abbandona l’India). La risposta del governo britannico fu quella di mettere Gandhi in stato di arresto, e in pratica la sorte dell'intera leadership del Congresso era quella di trovarsi dietro le sbarre, per essere rilasciata solo dopo la fine della guerra. Pochi mesi dopo, Gandhi e Kasturba erano stati posti al confino nel palazzo dell'Aga Khan a Pune. Poi Kasturba morì: questo fu un colpo terribile per Gandhi, che faceva seguito alla vicina morte del suo segretario personale da molti anni, il valente Mahadev Desai. Nel periodo dal 1942 al 1945, la Lega musulmana, che aveva rappresentato gli interessi di una parte dei musulmani e già sostenuto la creazione di una patria separata per i musulmani, sempre più attirò l'attenzione degli inglesi, e li sostenne nel loro sforzo bellico. Il nuovo governo salito al potere in Gran Bretagna guidato da Clement Attlee s’impegnò per l'indipendenza dell'India, e i negoziati per il futuro dell'India cominciarono seriamente. Percependo che i leader politici erano ormai preda della smania di potere, Gandhi in gran parte prese le distanze dai negoziati. Egli dichiarò la sua opposizione alla vivisezione dell'India.
E' generalmente riconosciuto, anche dai suoi detrattori, che gli ultimi anni della sua vita sono stati per certi versi la sua parte più bella. Andava da un villaggio all'altro in anti-sommossa come a Noakhali, dove gli indù erano stati uccisi in rappresaglia per l'uccisione dei musulmani in Bihar, curava i feriti e consolava le vedove, e in Calcutta venne a costituire, secondo le parole famose dell‘ultimo viceré, Mountbatten, una forza di confine di "one-man " tra indù e musulmani. I combattimenti feroci a Calcutta si fermarono, quasi interamente per merito degli sforzi di Gandhi, e anche i suoi critici erano soliti parlare del ”miracolo di Calcutta” di Gandhi. Quando venne il momento della libertà nella capitale, non era possibile vedere Gandhi nella capitale, sebbene Nehru e l'intera Assemblea Costituente lo salutassero come l'artefice dell'indipendenza indiana, come il “padre della nazione”. Gli ultimi mesi della vita di Gandhi dovevano essere spesi soprattutto nella capitale Delhi. Egli divideva il suo tempo tra la 'colonia Bhangi', dove le spazzatrici del più basso livello dei bassi rimanevano ai punti piu’ bassi, e Birla House, la residenza di uno degli uomini più ricchi dell’India e uno dei benefattori delle ashram di Gandhi. Profughi Indù e Sikh erano rifugiati nella capitale fuggendo da quella regione che era diventata il Pakistan. C'era molto risentimento, che facilmente si trasformava in violenza contro i musulmani. Fu in parte il tentativo di porre fine alle uccisioni a Delhi, e più in generale allo spargimento di sangue dopo la separazione, che può aver fatto perdere la vita a ben un milione di persone, oltre a causare la migrazione forzata di non meno di undici milioni, la motivazione per cui Gandhi iniziò il digiuno estremo, l'ultimo della sua vita. Il digiuno terminò quando i rappresentanti di tutte le comunità firmarono una dichiarazione che erano pronti a vivere in "amicizia perfetta", e che la vita, la proprietà e la fede dei musulmani sarebbe stata salvaguardata.
Pochi giorni dopo, una bomba esplose in Birla House, dove Gandhi recitava le sue preghiere della sera, ma non causò feriti. Tuttavia, il suo assassino, un bramino Marathi Chitpavan di nome Nathuram Godse, non era per nulla scoraggiato. Gandhi, in modo del tutto caratteristico, rifiutò la sicurezza supplementare; nessuno avrebbe potuto sfidare il suo desiderio di aver la possibilità di muoversi senza ostacoli. Nelle prime ore della sera del 30 gennaio 1948, Gandhi si era incontrato con il Vice Ministro indiano primo ministro e suo stretto collaboratore nella lotta per la libertà, Vallabhai Patel, e poi cominciò a recitare le sue preghiere.
Quella sera, come l’orologio di Gandhi, che pendeva da una delle pieghe del suo dhoti (perizoma), gli rivelò che era insolitamente in ritardo per le sue preghiere, e si preoccupò della sua incapacità di essere puntuale.
Dieci minuti dopo le 5 del pomeriggio, con una mano ciascuno sulle spalle di Abha e Manu, conosciuti come i suoi 'bastoni', Gandhi iniziò il suo cammino verso il giardino dove si teneva l'incontro di preghiera.
Mentre stava per salire i gradini del podio, Gandhi giunse le mani e salutato il suo pubblico con un namaskar, in quel momento, un giovane gli si avvicinò e spinto da parte Manu. Nathuram Godse si chinò nel gesto di un inchino, prese una pistola dalla tasca, e sparò tre volte nel petto di Gandhi. Macchie di sangue comparvero sullo scialle bianco di Gandhi, le sue mani ancora atteggiata in un saluto, Gandhi benedisse il suo assassino: Egli RAM! Egli RAM! Come Gandhi cadde, il suo fedele orologio colpì il pavimento e le lancette dell'orologio si fermarono: mostravano l’ora esatta: 05:12 PM.
Mi sono dilungato nel riportare la biografia di Gandhi perchè la storia della sua vita, da cima a fondo, è un incessante laboratorio sperimentale dell’esercizio della non-violenza nella lotta contro gli efferati, crudeli, soprusi attuati da sempre dall’impero britannico a spese degli Indiani, approccio che fu poi ripagato dal piu’ completo successo, quindi preferibile rispetto alla contrapposizione di violenza a violenza. Nel bilancio morale-politico del Mahatma Gandhi, da un lato si contano: digiuni, arresti, detenzioni in carcere, soggiorni al confino, lotta al monopolio britannico del sale, attraverso la marcia del sale (centinaia di migliaia di Indiani in cammino per poco meno di un mese, 12 marzo – 5 aprile 1932, per recuperare ciascuno un pugno di sale marino dalla spiaggia di Dandi), disobbedienza civile, con rifiuto degli incarichi e restituzione delle onorificenze elargite dal padrone oppressore, il mancato pagamento delle tasse, il boicottaggio delle merci occidentali, dall’altro l’indipendenza di un immenso paese. Purtroppo l’esempio di Gandhi non riuscì a frenare o inattivare il fanatismo religioso, tant’e’ che lui stesso fu vittima di un attentato mortale. Pragmaticamente si potrebbe pensare che, con quella scelta di vita, sia riuscito a fare l’impossibile, ma non gli riuscì di fare il miracolo.
Per analogia, oggigiorno, i Valsusini potrebbero anche scegliere di fare la loro marcia del sale, non su Dandi, ma, con un pugno a testa dello smarino dal Rocciamelone, sui sacri colli dell’Urbe da deporre ai piedi delle sacre mura degli opifici della Casta, a scopo dimostrativo. E’ verosimile immaginare che, come Gandhi libero’ l’India dagli Inglesi, i Valsusini riescano a stoppare un’opera faraonica, costosissima, inutile e rischiosa per l’ambiente e per la loro salute; anche se nessuno si potrà mai illudere che riuscirebbero a redimere i Gauleiter dei poteri forti europei e mondiali (il miracolo mancato).
Del resto, proprio lo spirito gandhiano della non-violenza ha ispirato i Radicali italiani (Pannella, Bonino et al.) nelle loro lotte contro forze immani, che hanno attuato con digiuni della fame e della sete (i secondi molto piu’ rischiosi dei primi) le cui ricadute sull’opinione pubblica hanno avuto come efficace cassa di risonanza il quarto potere – gli operatori e le strutture dell’informazione. Con quest’approccio hanno conquistato la vittoria nei referendum sul divorzio (12-13 maggio 1974) e sull’aborto (15 maggio 1981) Hanno conquistato quello che pareva l’impossibile, ma non sono riusciti a compiere quel miracolo di “fare gli Italiani” auspicato dal Cavour nel 1861, 150 anni fa. D’altra parte, gli stessi due leader dei radicali italiani, in tempi piu’ recenti, non hanno avuto il coraggio di, oppure non hanno ritenuto opportuno intervenire politicamente contro l’intervento armato del nostro paese nella guerra de balcani in funzione di peace keeping.
A proposito della parzialità di questi successi, al 50%, ci si può rifare alla teoria dell’armonia dei contrari elaborata dai filosofi della Grecia classica (Democrito di Abdera et al., V-IV secolo a.C.), convenendo che forse e’ inevitabile.
Terminando questa carrellata, eseguita senza pretese, con l’intento di mettere in risalto la forza della non-violenza, sempre a proposito della trilogia cittadini-asbesto-autorità, è doveroso ricordare il successo del cosiddetto “blitz in Consiglio comunale” di Sesto San Giovanni (MI), del 1998, per cui si rimanda al libro “Operai, carne da macello” di Michele Michelino e Daniela Trollio, Editore Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, Sesto S. G. (2005). Tre membri del Comitato, in tuta bianca, consegnarono altrettanti scatoloni di macerie contenenti asbesto - di cui per mesi le autorità del posto non si erano curate di soddisfare le richieste di rimozione da parte del Comitato – contrassegnate con la mitica scritta “PERICOLO AMIANTO”, una per il sindaco e la giunta, una per la maggioranza consigliare, una per la minoranza consigliare. Questi tre membri del comitato, accompagnati da trenta consoci del Comitato presenti tra il pubblico della riunione consiliare, non le centinaia di migliaia di Indiani con Gandhi, fecero la loro marcia del sale ante litteram, alias amianto, ed ebbero successo. Il suddetto Comitato G. B. Tagarelli non s’ispira de iure ai principi di Gandhi che abbiamo distillato dalla biografia del Mahatma, ma ricava la sua forza morale e sociale dai tre scopi: 1) che la vita umana non venga considerata merce, 2) che venga garantita a tutti la salute e una vita dignitosa, 3) contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. De facto sono assimilabili.
Alla fine di questa bagarre tra verità, ipocrisie, falsità, reticenze, confitti d’interessi che sono in grado di dare una spiegazione alla triste avventura dell’asbesto in Italia è utile tener conto della cronistoria dell’affare offre a considerare uno ieri, un oggi e un domani – è stato perso piu’ di un secolo (1901-2012) con un passato ignobile, abbiamo un presente disastroso, e potremmo affrontare un futuro molto preoccupante, tanto prevedibile quanto prevenibile. Oggigiorno, violenze attive o passive a parte, l’asbesto del T.A.V. potrebbe essere un ingrediente significativo di quel malaugurato domani citato sopra.
Qualcuno potrebbe dire che mi comporto da allarmista, qualcun altro potrebbe accusarmi di far il terrorista ambientale. Però nessun può farmi carico di raccontare bubbole. Un Patologo Generale dell’Ateneo taurinense, insegnante a cavallo tra il XIX e il XX secolo [Giulio Bizzozero – scopritore dei trombociti ematici, le piastrine del sangue] piu’ di cento anni fa, lasciò scritta una verità molto importante, spendibile anche oggi nelle presenti circostanze tanto tristi: “E le moltitudini soffrono, bestemmiano, ma applaudiscono, perchè l'uomo è pur sempre un eterno fanciullo: preferisce chi l'abbaglia a chi gli giova. ..... Voi troverete coalizzate contro di voi le forze dell'ignoranza, dell'affarismo, dei pregiudizi, dell'inerzia. Non importa, studiate, combattete, perseverate! ... “ E’ davvero una fotografia a futura memoria del ping pong SI-TAV / NO-TAV. Nel mio piccolo, ho seguito il suggerimento delle tre parole: studiate, combattete, perseverate! Come si evince dalla parte introduttiva di questa nota, quand’ero in servizio attivo, avevo già studiato e imparato qualcosa sulla patologia asbesto-correlata, e avevo attuato il mio obbligo istituzionale di insegnarla agli allievi della scuola medica, compatibilmente con la recettività del target. Dopo il TFR, ho perseverato, continuando a studiare, imparando sempre nuove cose, e a combattere, divulgandole al meglio alla gente comune che potrebbe giovarsi dalla consapevolezza dei rischi ambientali. Del tutto di recente (2011), ho imparato dalla letteratura scientifica biomedica, almeno quella non asservita allo spirito perverso del Rapporto Flexner (1910), che l’inventario veritiero della patologia asbesto correlata è molto piu’ corposo e composito rispetto a quello delle tabelle ufficiali delle istituzioni previdenziali “competenti”. Queste, in accordo con CTU, medici legali, medici occupazionali, avvocati, giudici ecc. ecc. possono comportarsi piu’ come società assicurative private, con lo scopo di avere il bilancio in pareggio, [Inps e Inpdap prestano denaro non a costo zero], che come enti pubblici a tutela della vita e della salute dei cittadini vittime del lavoro e a garanzia di risarcimento dei danni subiti.
L’ignoranza delle piu’ recenti acquisizioni della ricerca scientifica biomedica potrebbe essere usata, sfruttata, come una saponetta per lavare le coscienze dei moderni malfattori, i Gauleiter dei poteri forti. La tabella scientifica che segue è uno strumento civile, pacifico, non violento, per tentare di inattivare l’azione tensioattiva di questa infame saponetta costituita dall’ignoranza attiva [dal capitolo V del libro “ASBESTO-AMIANTO, IERI-OGGI-DOMANI” di Giancarlo Ugazio, Editore Aracne, Roma, 2012, in stampa].

Tab. 1 TABELLAZIONE DELLE PATOLOGIE ASBESTO-CIRRELATE
LIMITI ATTUALI
ESTENSIONE AUSPICABILE */**
Placche e ispessimenti pleurici con o senza atelettasia rotonda,
Mesotelioma pleurico,
Mesotelioma pericardico,
Mesotelioma peritoneale,
Mesotelioma della tunica vaginale e del testicolo,
Carcinoma polmonare,
Asbestosi,
Fibrosi polmonare.
* Tumori maligni di: cervello (astroci-toma, glioblastoma multiforme) ovaio, mammella, esofago, colon;
* Sclerosi Laterale Amiotrofica;
* Morbo di Alzheimer & Autismo;
*Malattie cardio-vascolari;
* Fibro-mialgia;
* Dolori intrattabili;
* Pollachiuria & Incontinenza urinaria;
* Prurito incoercibile
** Linfomi, Plasmocitomi
** Linfoma non Hodgkin
** Leucemia linfocitaria B.
Secondo i dati di Yoshiaki Omura* e della letteratura esistente**
AGENTI PATOGENI DIRETTI o COMPRESENTI *
ASBESTO INALATO e/o ASBESTO INGERITO (bevuto o mangiato);
SINERGISMO da: metalli pesanti: As, Cr, Hg, Pb, Se, Zn, e da: batteri miceti, virus (Candida
Albicans, Helicobacter Pylori, Cytomegalovirus);

POTENZIAMENTO da fumo di tabacco, Fe inorganico e agenti pro-ossidanti.

Nota: le pubblicazioni riferite con ** risalgono al 1979, al 1993 (due), al 2001, pertanto questa mancanza in tabellazione copre ormai un ennesimo ritardo di circa un trentennio. Se tanto mi da’ tanto, avrebbe ragione il nostro uomo-della-strada quando paventa per un futuro (l’immancabile domani) dell’avventura asbesto nel Belpaese.
 
Questi risultati meritano una precisazione: qualche grullo, come irco, può pensare che il potenziamento, il sinergismo, il polimorfismo genetico, ponendo in azione delle concause, possano giustificare ed assolvere chi diffonde nell’ambiente, con o senza violenza di stato, le pericolose fibrille di asbesto. Va da se’ che il soggetto predisposto geneticamente e/o esposto al altri veleni ambientali, occupazionali o di vita, e’ paragonabile ad una pistola col proiettile in canna. Tuttavia, chi elimina la sicura e preme il grilletto è il responsabile, colposo o doloso, dell’azione mortale. Piero Capurro, già negli anni 1970, aveva coniato un saggio aforisma: “Se vedi in una stanza un cadavere insanguinato e lacerato, e accovacciato vicino ad esso un leone che si lecca i baffi, chi vuoi che sia stato l’omicida”. [dalla copertina del libro Compendio di Patologia Ambientale” di Giancarlo Ugazio, Editore Minerva Medica, http://www.paxchristi.it/wp-content/uploads/2012/03/baita-notav1-300x200.jpg

Torino, 2007]. Eppure molti scienziati stabiliscono che quel felino potrebbe essere candidato a essere considerato assassino solo se, a maggioranza, la commissione scientifica di riferimento stabilisse che ruggisce. Se ci fosse una relazione di minoranza che affermasse, per assurdo, che raglia, permetterebbe al giudice di avvalersi della non-unanimità (non manca mai uno scienziato-in-vendita, stile Flexner) per mandare assolto l’omicida (in dubio pro reo). Con buona pace per il caro estinto, che si contorcerebbe nella bara, e per i suoi superstiti, violentati dalla stupidità umana.
L’armonia dei contrari, di Democrito d’Abdera, citato in precedenza, da’ un’idea della variabilità dell’essere umano, non solo di quella fisica, ma anche del comportamento, etico e sociale. Questa biodiversità può essere espressa figurativamente dal concetto matematico applicato nella curva gaussiana (dal matematico tedesco Karl Friedrich Gauss). Per quanto concerne le scelte di vita dell’essere umano, oltre alla prevalenza della localizzazione sui valori medi, può capitare che individui singoli abitino su uno dei due estremi della campana, fatto del tutto naturale, tuttavia può capitare anche che qualcuno occupi alternativamente un posto in uno dei due estremi, in dipendenza dalla scelta di vita del momento.
Ai miei occhi, questa ipotesi potrebbe anche dare una spiegazione alla diversità dei comportamenti di molti degli attori che da anni stanno operando nell’arena della Valsusa, scenario geografico, e socio-economico, oggetto della programmazione del tunnel per il T.A.V.
Riporto integralmente qui di seguito il documento che ho trovato di recente in Internet sia perchè mi sembra piuttosto esplicativo dei molti punti oscuri osservati nello scenario in oggetto, sebbene i dati di fatto illustrati chiaramente – che ho letto con attenzione - siano agghiaccianti per il cittadino comune, quale uomo-della-strada, sia perche’ la sua fonte non sta ne’ nel Kremlino d’altri tempi ne’ nella CdV d’oggi, ma appare imparziale.

PAX CRISTI

movimento cattolico internazionale per la pace

6 marzo 2012

SIAMO STATI IN VAL DI SUSA E ABBIAMO CAPITO

Siamo stati in Val di Susa ospiti degli abitanti della valle:
insegnanti, agricoltori, pensionati, studenti e abbiamo visto:
Un luogo attraversato da due strade statali, un’autostrada, un traforo, una ferrovia, impianti da sci, pesanti attività estrattive lungo il fiume.
Persone che continuano a curare questo territorio già affaticato da infrastrutture ed attività commerciali e cercano di recuperare un rapporto equilibrato con l’ambiente e la propria storia.
Una comunità che crede nella convivialità e nella coesione sociale e coltiva forti rapporti intergenerazionali.
Abbiamo capito che in Val di Susa non è in gioco la realizzazione della ferrovia Torino-Lione, bensì un intero modello sociale. Un popolo unito e coeso, una comunità forte non può essere assoggettata a nessun interesse nè politico, nè economico. E’ interesse di tutti i poteri forti dividere, isolare, smembrare per poter meglio controllare e favorire interessi particolari.
Abbiamo capito perché tutto l’arco costituzionale vuole la TAV, non è difficile, basta guardare alle imprese coinvolte:
1 - Cmc (Cooperativa Muratori e Cementist) cooperativa rossa, quinta impresa di costruzioni italiana, al 96esimo posto nella classifica dei principali 225 «contractor» internazionali che vanta un ex-amministratore illustre, Pier Luigi Bersani, si è aggiudicata l’incarico (affidato senza gara) di guidare un consorzio d’imprese (Strabag AG, Cogeis SpA, Bentini SpA e Geotecna SpA) per la realizzazione del cunicolo esplorativo a Maddalena di Chiomonte. Valore dell’appalto 96 milioni di Euro.
2 - Rocksoil s.p.a società di geoingegneria fondata e guidata da Giuseppe Lunardi il quale ha ceduto le sue azioni ai suoi familiari nel momento di assumere l’incarico di ministro delle Infrastrutture e dei trasporti del governo Berlusconi dal 2001 al 2006. Nel 2002, la Rocksoil ha ricevuto un incarico di consulenza dalla società francese Eiffage, che a sua volta era stata incaricata da Rete Ferroviaria Italiana (di proprietà dello stato) di progettare il tunnel di 54 Km della Torino-Lione che da solo assorbirà 13 miliardi di Euro. Il ministro si è difeso dall’accusa di conflitto d’interessi dicendo che la sua società lavorava solo all’estero.
3 - Impregilo è la principale impresa di costruzioni italiana. È il general contractor del progetto Torino-Lione e del ponte sullo stretto di Messina. Appartiene a: 33% Argofin: Gruppo Gavio. Marcello Gavio è stato latitante negli anni 92-93 in quanto ricercato per reati di corruzione legati alla costruzione dell’Autostrada Milano-Genova. Prosciolto successivamente per prescrizione del reato. 33% Autostrade: Gruppo Benetton. Uno dei principali gruppi imprenditoriali italiani noto all’estero per lo sfruttamento dei lavoratori delle sue fabbriche di tessile in Asia e per aver sottratto quasi un milione di ettari di terra alle comunità Mapuche in Argentina e Cile. 33% Immobiliare Lombarda: Gruppo Ligresti. Salvatore Ligresti è stato condannato nell’ambito dell’inchiesta di Tangentopoli pattuendo una condanna a 4 anni e due mesi dopo la quale è tornato tranquillamente alla sua attività di costruttore.
Abbiamo capito che l’unico argomento rimasto in mano ai politico-imprenditori e ai loro mezzi di comunicazione per giustificare un inutile progetto da 20 miliardi di euro mentre contemporaneamente si taglia su tutta la spesa sociale è la diffamazione. Far passare gli abitanti della Val di Susa come violenti terroristi. Mentre noi abbiamo visto nonni che preparavano le torte, appassionati insegnanti al lavoro, agricoltori responsabili, amministratori incorruttibili.
Abbiamo capito che questo è l’unico argomento possibile perchè ormai numerosi ed autorevoli studi, di cui nessuno parla, hanno già dimostrato quanto la TAV sia economicamente inutile e gravemente dannosa.
Questi i principali:
1 - Interventi scientifici e studi relativi all’Alta Velocità Torino-Lione dei ricercatori del Politecnico di Torino:  http://areeweb.polito.it/eventi/TAVSalute/
2 - Analisi degli studi condotti da LTF in merito al progetto Lione-Torino, eseguiti da COWI, rinomato studio di consulenza che lavora stabilmente per le istituzioni europee:  http://ec.europa.eu/ten/transport/priority_projects/doc/2006-04-25/2006_ltf_final_report_it.pdf
3 - Contributo del Professore Angelo Tartaglia, del Politecnico di Torino: http:/www.notav.eu/modules/Zina/Documenti/2010_11-Angelo%20Tartaglia%20confuta%20teorie%20S%EC%20TAV%20On.%20Stefano%20Esposito.pdf
4 - Analisi economica del Prof. Marco Ponti del Politecnico di Milano http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002454.html
5 - Rapporto sui fenomeni di illegalità e sulla penetrazione mafiosa nel ciclo del contratto pubblico del Consiglio Nazionale dell’Economia e delLavoro: http://www.notav.eu/modules/Zina/Documenti/2008_Rapporto%20sugli%20appalti.pdf
6 - Risultanze del controllo sulla gestione dei debiti accollati al bilancio dello Stato contratti da FF.SS., RFI, TAV e ISPA per infrastrutture ferroviarie e per la realizzazione del sistema “Alta velocità”: http:/www.notav-avigliana.it/doc/delibera_25_2008_g_relazione.pdf
7 - Presentazione dell’Ingegnere Zilioli, in relazione a “EFFETTI TAV – STUDI EUROPEI/buone pratiche e cattivi esempi” http://www.comune.re.it/retecivica/urp/retecivi.nsf/PESIdDoc/CE2F74FF4EBDC0A7C125783000474080/$file/Presentazione%20Ing.%20Zilioli.pdf
8 - Ricerca del Politecnico di Milano sull’alta velocità in Italia che svela un buco di milioni di utenti. http://www.tema.unina.it/index.php/tema/article/view/486

Giancarlo Ugazio
gia’ professore ordinario di Patologia Generale presso la Scuola Medica dell’Universita’ di Torino e socio onorario del Comitato di Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Sesto San Giovanni (MI)
335.5938275; 011.7640356
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sito web: www.grippa.org

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